Camelina sativa: piccoli semi – grandi opportunità

La Camelina sativa, anche conosciuta come Dorella o Falso lino, è una oleaginosa appartenente alla famiglia delle Brassicacee (o Crocifere), originaria dell’Europa e dell’Asia centrale.

È una pianta erbacea annuale dotata di singolo stelo, alto dai 30 ai 90 cm e radice a fittone. Generalmente, fiorisce e produce semi da fine primavera fino a inizio estate (nell’emisfero nord) e ha un ciclo relativamente breve di circa 85-100 giorni.

La Camelina si presta sia per semine autunnali che primaverili. La semina avviene per mezzo di seminatrici a spaglio o da cereali e richiede profondità di semina superficiali, a non più di 1 cm, a una densità variabile tra i 3 e i 7 kg/ha (125-200 piante per metro quadro), pena la difficoltà nell’emergenza, avendo semi minuti e un tasso di emergenza del 40%; al pari del colza.

Condizioni ambientali favorevoli e quantità di acqua annuali di 400-450 mm, derivanti da irrigazioni o precipitazioni, la Camelina sativa può produrre anche fino a 2242 kg per ettaro (una buona resa media è compresa tra 448 e 900 kg/ha).

Le peculiarità della Camelina sativa si riassumono in:

  • elevata rusticità, si adatta a climi semi-aridi caratterizzati da basse temperature (i semi resistono anche a temperature di -11°C) e a suoli poco profondi con scarsa fertilità. È possibile individuarla come erba spontanea in campi coltivati a frumento, lino ed erba medica o in aree marginali e prati;
  • ridotte esigenze in termini di nutrienti, acqua (essendo tollerante alla siccità) e concimazioni, oltre a dimostrare competitività con le erbe infestanti, resistenza alle malattie e non risente particolarmente degli attacchi da parte dei parassiti;
  • bassi costi colturali, di facile introduzione nelle rotazioni e all’interno del contesto produttivo aziendale non richiedendo attrezzature dedicate;

La Camelina sativa trova impiego in diversi settori della trasformazione. Primo tra tutti quello dell’estrazione a freddo dell’olio, in quanto i semi contengono circa il 43% di olio, il quale ben si presta alla produzione di biocarburanti (destinati all’industria dell’aviazione commerciale e militare), essendo stabile e resistente all’ossidazione e all’irrancidimento. Altra caratteristica dell’olio di Camelina è il suo contenuto particolarmente elevato in Omega 3, acido alfa-linoleico e antiossidanti, il che lo rende particolarmente interessante anche per l’alimentazione umana sotto forma di olio e semi tal quali o macinati. Anche i sottoprodotti derivanti dall’estrazione dell’olio hanno una rilevanza economica; possono essere infatti impiegati come panello (sottoprodotto della spremitura della Camelina contenente il 40% di proteine) nell’alimentazione di avicoli, pesci, bovini da carne e da latte. Al fine di garantirne il corretto e prolungato stoccaggio, il seme non deve superare l’8% di umidità.

Pur essendo una coltura poco diffusa, offre l’opportunità agli agricoltori di diversificare il proprio reddito conferendola in filiere dedicate all’alimentazione umana o all’estrazione dell’olio e di migliorare le pratiche agronomiche, utilizzandola come coltura intercalare destinata al sovescio (inserendosi con facilità al seguito di frumento, orzo, pisello e lenticchia).

Riferimenti

https://inspection.canada.ca/plant-varieties/plants-with-novel-traits/applicants/directive-94-08/biology-documents/camelina-sativa-l-/eng/1330971423348/1330971509470

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/20616877/

https://agresearch.montana.edu/wtarc/producerinfo/agronomy-nutrient-management/Camelina/NRCSPlantGuide.pdf

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